Pagani: un restauro contemporaneo

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(Pagani, Italia) – La casa religiosa dei Redentoristi di Pagani venne costruita  dal  1743  al 1745, nel rispetto di un progetto di sant’Alfonso il quale, per la direzione dei lavori, si avvalse degli  architetti del Re di Napoli, Pietro e Salvatore Cimafonte.

Nella casa religiosa con annessa chiesa di Pagani, sant’Alfonso delineò il Modello Architettonico Redentorista, perché voleva che, dall’aspetto esteriore dell’edificio, trasparisse anche la spiritualità interiore della Congregazione. Il modello avrebbe per l’appunto dovuto guidare tutte le successive costruzioni dei Redentoristi.

Nell’esecuzione dei suoi progetti, i quali a volte erano semplici schizzi ma altre volte anche dei bozzetti, sant’Alfonso si avvaleva di architetti di fama nazionale.

Anche l’attuale Basilica fu progettata da sant’Alfonso che, per la costruzione, si avvalse dell’architetto regio Pietro Cimafonte.  La Basilica fu costruita tra il 1756 e il 1824. Nel 1803 venne consacrata da mons. Domenico Ventapane, vescovo di Teano, il quale ne stabilì l’anniversario della dedicazione il 23 ottobre, giorno dedicato al Redentore.

L’originario disegno alfonsiano della Basilica venne mantenuto per molti decenni successivi alla morte di sant’Alfonso.

Non solo: nel corso dei secoli, i padri Missionari hanno comunque voluto conservare il tipo architettonico a navata unica, con due cappelle laterali, voluto dal loro Fondatore. Proprio per questo motivo, non furono eseguiti né il progetto di Giovanni Fluenzio Dente (1911-1912),  né  tantomeno  quello  di Aristide Leonori (1921-1928), che aveva previsto la trasformazione della chiesa in tre navate.

L’aspetto   estetico-decorativo attuale della Basilica, invece, è dovuto all’intervento di restauro eseguito nel 1930-33 dall’architetto Gino Chierici, Soprintendente all’Arte Medioevale e Moderna della Campania, il quale ridusse le dimensioni delle cappelle laterali e rivestì le pareti dell’intera Basilica con marmi pregiati ed abbellì le finestre con vetrate istoriate.

Attualmente, il nuovo progetto di restauro, promosso dal padre Superiore Luciano Panella e redatto dallo scrivente, mira a recuperare gli antichi spazi architettonici realizzati seguendo l’originaria idea artistica alfonsiana.

In particolare, questo progetto si prefigge di rendere fruibili le antiche cappelle laterali sette-ottocentesche, le quali furono ridotte di dimensioni nei restauri del 1930-1933 e da allora non sono state più accessibili al pubblico.

Il nuovo progetto prevede che siano adibite a Sala ex voto Alfonsiana ed a Sala dell’apologia della vita del Santo Fondatore. Esse saranno fruibili mediante la riapertura dell’antico portale posto nel transetto di fronte alla Cappella di sant’Alfonso. Pertanto, il restauro consentirà la visita dei pellegrini a questi antichi spazi, i quali saranno riutilizzati come Sacrario Alfonsiano. Inoltre, all’inizio del percorso museale sarà predisposta un’area tematica relativa alla storia costruttiva della Basilica, dove si ripercorreranno le sue principali fasi costruttive.

Ancora, il progetto prevede il consolidamento dei paramenti marmorei eseguiti da Gino Chierici, il restauro conservativo delle capriate lignee del tetto di copertura e delle facciate, il restauro filologico delle antiche cappelle laterali, ove è stata da poco ubicata  l’Urna  della  Serva  di Dio Maddalena Fezza da  Pagani ed il restauro conservativo delle novecentesche vetrate.

La facciata sarà interessata dal nuovo intervento di restauro mediante il riutilizzo e la ricomposizione dell’apertura posta lateralmente alla facciata, al fine di consentire un accesso indipendente al nuovo Sacrario Alfonsiano. Il nuovo intervento di restauro manterrà il carattere filologico ed estetico della facciata della Basilica che, nella sua composizione artistica, è ottocentesca: fu realizzata da Filippo Conforto nel 1822-1823, mentre le statue dei SS. Pietro e Paolo furono realizzate da Carmine Calvanese nel 1824.

Il nuovo Sacrario Alfonsiano sarà speculare alla Cappella di Sant’Alfonso. Infatti, l’accesso principale alle antiche cappelle sarà posto di fronte all’ingresso della Cappella Alfonsiana e ne costituirà il suo naturale prolungamento tematico.

Da un lato, nella Cappella, i pellegrini potranno pregare sulla tomba del Santo e, dall’altro lato, nel Sacrario, potranno proseguire la meditazione visitando le antiche cappelle dove saranno artisticamente illustrate le tappe salienti della vita di sant’Alfonso e, quindi, la vocazione, la rinuncia alla toga di avvocato, la teologia ed i miracoli (questi ultimi attraverso gli ex voto).

La Cappella di sant’ Alfonso venne realizzata nel 1819-20 dal superiore padre Celestino Maria Cocle e dal maestro marmoraro Raimondo Belli. Il suo cancello fu forgiato nel 1820 da Lorenzo Gargiulo ed il nuovo progetto lo riproporrà di dimensioni inferiori quale ingresso al nuovo sacrario, secondo i criteri di restauro della distinguibilità ed assonanza così come teorizzati da Cesare Brandi e dalla scuola di restauro romana di Paolo Marconi.

Lorenzo Gargano, architetto

Bibiliografia: Gargano Lorenzo, Il Tipo Architettonico Alfonsiano, gli edifici redentoristi del Settecento, in Analisi Storico Matematica dei Sistemi Artistici dell’Italia Meridionale, Roma 2018

(In cammino con San Gerardo, luglio-agosto)