Sinodo, “la Chiesa bella è quella delle porte aperte che ha un posto per tutti”

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Nel briefing quotidiano in Sala stampa del 10 ottobre, guidato dal presidente della Commissione per l’Informazione Paolo Ruffini, si ha parlato sull’aggiornamento dei lavori dei Circoli minori sul secondo modulo dell’Instrumentum Laboris. Il cardinale redentorista Joseph William Tobin CSsR, arcivescovo di Newark,  ha raccontato la ricchezza del confronto di esperienze e culture diverse.

Il cardinale redentorista Tobin, tra i membri del consiglio ordinario della segreteria generale del Sinodo e appena eletto nella Commissione per l’informazione, nel suo intervento ha raccontato la propria esperienza personale di membro di una famiglia cattolica americana di origine irlandese rievocando gli anni giovanili trascorsi a Detroit in un quartiere multietnico e in un ambiente multiculturale. Ha fatto presente di essere sacerdote da 45 anni vivendo il ministero in culture differenti da quella in cui era stato allevato. E in proposito ha messo in luce come sia sempre affascinante per lui il modo in cui le persone guardino a esperienze che non necessariamente condividono, considerandole comunque arricchenti. Nella sua diocesi sono state coinvolte 16 mila persone nel cammino sinodale: «è stato interessante ascoltare speranze, preoccupazioni, sogni e angosce» ha affermato. «C’è complementarietà: tante persone — ha detto ancora — che condividono le stesse preoccupazioni. Sono in uno dei gruppi di lingua inglese, penso che più della metà delle persone usano l’inglese come seconda o terza lingua: per esempio, una giovane russa e una mamma Ucraina».

Rispondendo a una domanda su eventuali tematiche “calate dall’alto”, il cardinale Tobin ha detto che quando alla fine del percorso presinodale «le persone hanno esaminato i rapporti inviati a Washington, come fatto dalle altre diocesi nordamericane, hanno assicurato che effettivamente c’era quello che esse avevano detto, magari non con la stessa enfasi perché ognuno ha le proprie passioni, ma nessuno si è sentito ignorato. E questo, che è stato sorprendente, si è ripetuto anche a livello delle sintesi nazionali, che sono state alla base degli incontri continentali». Per questo, ha proseguito, «penso che l’Instrumentum laboris segua proprio questo processo e vedremo cosa avverrà. Abbiamo iniziato da poco, però sono fiducioso che le cose non ci sono arrivate dall’alto, la bellezza di questi processi è che sono cominciati dal basso verso l’alto e non il contrario».

Altre domande hanno riguardato la presenza in un gruppo di lavoro delle due donne russa e ucraina, a cui aveva fatto riferimento Tobin, e la pastorale dei divorziati e risposati e delle persone lgbqt. Il cardinale statunitense ha confermato che la questione della guerra in Europa è emersa durante la riflessione, insieme con altri conflitti. Mentre per quanto concerne la preoccupazione di «raggiungere tutti coloro che non si sentono a casa nella Chiesa cattolica», ha ricordato di aver accolto anni fa in cattedrale persone Lgbtq che si sentivano emarginate. «La vera bellezza della Chiesa è quando essa apre le porte — ha chiosato Tobin — e spero che il Sinodo ci aiuti ad aprirle ancora di più».

Interpellato sui cattolici statunitensi che non si sentono rappresentati in questo Sinodo perché si identificano con la messa tradizionale Tobin ha spiegato che l’esperienza di sentirsi allontanati capita, «abbiamo chiuso parrocchie perché hanno perso lo scopo originario. Sono decisioni dure da prendere, se le persone si sentono maltrattate c’è possibilità di fare appello. Le persone che vogliono la messa tradizionale ci sono ma non sono state esiliate». Inoltre, in risposta a un’altra domanda, Tobin ha ribadito che «a tutti i membri dei circoli è stato chiesto di fornire le preferenze sulla lingua dei circoli minori come elementi di comunione e partecipazione. Il cardinale Grech ha detto che tutti hanno avuto la possibilità di vedere riconosciute le loro preferenze e tutti possono ascoltare e parlare nei gruppi. Non siamo soggetti a vincoli, a nessuno è impedito di condividere».

Successivamente, a una domanda riguardante questioni metodologiche e “teorie della cospirazione”, il cardinale Tobin ha risposto che quello che può sembrare un approccio autoritario in realtà non lo è. «Francesco ascolta con attenzione, è sempre informato e prende seriamente l’unità della Chiesa, quindi sono molto fiducioso di quello che lui deciderà». Inoltre, ha soggiunto, «questo Sinodo riserva grande importanza al silenzio. Non solo quello mediatico. Ogni volta che qualcuno parla c’è una pausa di alcuni minuti per capire quello che è stato detto». Infine, ha concluso, c’è l’aspetto della preghiera che «pervade tutta la giornata e specifici momenti. Non è formale».

Scala News / osservatoreromano.va – 10/10/2023

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