Spagna: le Oblate partecipano alla Conferenza Giustizia e Missione 2025

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Spagna: le Oblate partecipano alla Conferenza Giustizia e Missione 2025

Il 22 febbraio, Lourdes Perramón Bacardit, superiora generale delle Oblate, e Roberto Ferreiro, coordinatore del progetto delle Oblate a Ferrol, hanno partecipato alla Conferenza Giustizia e Missione 2025 – I nomi della speranza oggi, organizzata dalla CONFER (Conferenza spagnola dei religiosi).

L’incontro si è tenuto presso il Centro La Salle Arlep di Madrid, dove gli Oblati hanno partecipato a una tavola rotonda di esperienze insieme alla Fondazione Bayt Al Thaqaf di Barcellona e al Progetto Semi di Speranza.

Nella sua presentazione, Roberto ha iniziato analizzando la realtà delle donne in prostituzione che vengono accompagnate da questa risorsa, per poi condividere la positiva esperienza del lavoro congiunto con la Caritas Diocesana Mondoñedo-Ferrol, che ha reso possibile un’assistenza più completa e l’ampliamento dei contesti raggiunti. L’intervento si è concluso sottolineando gli aspetti da curare per nutrire la speranza di una nuova vita in ogni donna. Questa riflessione ha suscitato un interessante dibattito con i partecipanti alla sessione.

Lourdes Perramón, vicepresidente della CONFER, ha chiuso la conferenza con un breve bilancio di tutto ciò che è stato vissuto durante l’incontro e dei ricordi che sono rimasti in tutte le partecipanti, rendendole partecipi di questo momento finale attraverso un silenzio e una riflessione condivisa. Nel suo discorso conclusivo, Lourdes ha affermato che “la speranza senza nomi non esiste”.

“Io credo che la speranza senza nomi non esista, è una falsità. È una teoria vuota che ‘cade’, che svanisce di fronte a tante situazioni di ingiustizia che… ci feriscono nella nostra vita quotidiana, nei nostri immediati dintorni, e purtroppo nel mondo intero.

… La vita religiosa, per l’ampiezza e la diversità delle nostre presenze, è una vera e propria torre di guardia, che ci permette di essere testimoni di ciò che accade nel nostro mondo… Ed è da lì che abbiamo la certezza e la fortuna di essere testimoni di una speranza resa reale, incarnata in tanti nomi, volti e storie concrete.

Abbiamo dentro di noi anche un altro elenco di nomi. Nomi, in secondo luogo, di persone che a volte vengono giudicate illusorie, perché ancora determinate a costruire un mondo migliore.

Persone che, come abbiamo potuto incontrare, percepire o anche ascoltare in questi giorni, fanno della loro vita un inno alla speranza, non arrendendosi di fronte a tanta impotenza. Persone che hanno una parola coraggiosa di denuncia, un gesto cordiale di accoglienza e vicinanza, un impegno discreto ma costante verso chi ha bisogno e che lo fanno senza pubblicità, senza cercare ricompense… Lo fanno semplicemente perché in ogni persona c’è un fratello o una sorella con gli stessi diritti, anche se la società si ostina a calpestarli o a considerarli “cittadini di serie B” o addirittura “non cittadini”, perché provengono da altri Paesi, hanno abilità diverse, identità sessuali diverse o tanti motivi che vengono usati come pretesto per discriminare (…)

E per dare il tocco finale a questa pioggia di nomi, credo che la sequenza degli interventi di questi giorni ci abbia portato, con pieno significato e quasi ineluttabilmente, al GRANDE NOME: GESÙ di NAZARETH. Per noi che siamo qui, è proprio da Lui che nasce, si alimenta e si sostiene ogni speranza.

… Una speranza che forse a volte è fragile, perché passa e viene messa alla prova proprio nel cammino attraverso la fragilità della croce. Ma da lì nasce una speranza più luminosa e possibile, perché non dipende dall’esperienza, dalla forza o dal protagonismo umano, ma viene da Dio, sostenuta nella fede e nel Cristo risorto.

Lui è la nostra speranza: è fedele, non fallisce, non ci delude e sostiene la speranza… contro ogni disperazione.”

(hermanasoblastas.org)