L’empatia alla scuola di Santa Edith Stein (2/2)

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(Dal Blog dell’Accademia Alfonsiana)

L’empatia come fonte di crescita relazionale, personale e spirituale

Nella nostra ultima riflessione, abbiamo compreso che per Edith Stein, l’atto empatico si riferisce alla percezione soggettiva e interiore davanti all’esperienza altrui. Infatti, dal punto di vista fenomenologico, la Stein insiste nel dire che l’empatia è una conoscenza interiore di quello che sta vivendo l’altro, e non una simpatia emozionale che fa provare quello che l’altro sente[1]. Pertanto, è sempre necessario guardare un certo distacco per non confondere la nostra esperienza con l’esperienza dell’altro.

Questa comprensione empatica della prospettiva dell’altro favorisce un arricchimento personale in merito alla percezione di se stessi e a quella del mondo interiore dell’altro[2]. Infatti, secondo Ottone, «l’esperienza dell’altro produce ogni volta una modificazione di sé e della propria identità»[3]. In questo senso, Edith racconta due eventi significativi della sua vita per dimostrare come l’empatia sia stata per lei un’occasione di crescita relazionale, personale e spirituale.

L’empatia dei suoi compagni d’università, che le hanno mostrato e sottolineato le sue capacità intellettuali eccezionali[4], l’ha aiutata ad avere maggiore consapevolezza del suo potenziale e decidere poi di proseguire i suoi studi dottorali. Lo sguardo empatico dei suoi colleghi e il loro riconoscimento le ha dunque permesso di vivere una crescita personale, sviluppando maggiore fiducia in se stessa. Pertanto, Stein ci aiuta a comprendere come a livello inter-relazionale, l’atteggiamento empatico costruttivo degli altri possa essere un cammino di arricchimento personale per conoscersi meglio e attualizzare i nostri doni e talenti regalati dal Signore.

Un’altra vicenda determinante nella sua comprensione dell’empatia fu la morte del suo collega Reinach che la rattristò molto. Quando si incontrò con la vedova di Reinach (che era anche amica della stessa Stein), pensava di trovare una donna distrutta. Al contrario, rimase sconvolta nel costatare la capacità de questa donna di sublimare la sua pena grazie alla speranza e alla fede nella resurrezione di Cristo: ciò le dava anzi la forza per riconfortare gli altri[5]. Edith si rese quindi conto della sua percezione sbagliata: aveva proiettato la propria tristezza su di lei. In un atto d’empatia autentica, Edith percepì la profondità della vita spirituale della sua amica. E questa esperienza empatica la trasformò profondamente a tal punto che fu la causa decisiva della sua conversione al cristianesimo[6]. Quest’esempio ci fa capire come la comprensione empatica dell’esperienza degli altri possa, secondo Stein, contribuire al nostro sviluppo personale e spirituale.

L’empatia fenomenologica di Stein può dunque avere almeno due incidenze nella nostra vita spirituale. In primo luogo, l’empatia di Dio verso di noi si è manifestata attraverso l’Incarnazione di Gesù: in maniera empatica, egli si è fatto uomo (Fil 2,5-9)[7]. Quindi, Dio, mediante suo Figlio, percepisce e comprende empaticamente la realtà umana, le nostre esperienze e sofferenze (Eb 2,18). In secondo luogo, Cristo ci ha rivelato un Dio personale che vuole stabilire una relazione Io-Tu con noi. Pertanto, la santa ci invita a rivolgere verso Dio la nostra capacità d’empatia. Nel senso che attraverso una relazione empatica verso Dio, possiamo come figli adottivi (Rm 8,15) comprendere e percepire nella preghiera e nella contemplazione, l’amore caritatevole del Padre e del suo Figlio verso di noi[8]. Questa esperienza spirituale e mistica, grazie alla grazia del battesimo, consente alla nostra anima una conoscenza autentica della nostra identità e della nostra personalità ai livelli relazionale, personale e spirituale[9].

Si può quindi sostenere che la riflessione fenomenologica di Santa Edith Stein, alla luce della sua esperienza mistica di otto anni nel Carmelo (1934-1942), le ha permesso di aprire un ricco cammino verso una visione cristiana dell’empatia, che ci consente di percepire il mondo interiore dell’altro, ma anche di sviluppare una relazione spirituale con l’Altro[10].

Mario Boies, C.Ss.R., M.Ps.


[1]    Cf. E. Stein, «Il problema dell’empatia», in E. Costantini – P. Valori et al. (ed.), Il problema dell’empatia: Edith Stein. Introduzione e note a cura di Elio Costantini. Presentazione di Paolo Valori, Studium Edizioni, Roma 1985, 89-90.

[2]    Cf.  Ibid., 156-157 ; M.-M. Barrié, L’empathie à l’école du Christ : phénoménologie, neurosciences, accompagnement spirituel, (Recherches carmélitaines, no. 20), Editions du Carmel, Toulouse 2020, 33-34 ; R. Körner, «L’empatia nel senso di Edith Stein: una atto fondamentale della persona nel processo cristiano della fede», Simposio Internazionale. Edith Stein: testimone per oggi, profeta per domani. Teresianum, Roma, Ottobre (1998), e4, in http://www.ocd.pcn.net/edsi_kor.htm, [Accesso: accesso: 01.06.2021].

[3]    R. Ottone, La chiave del castello: l’interesse teologico dell’empatia di Gesù, Edizioni Dehoniane EDB, Bologna 2018, 132-133.

[4]    Cf. C. Lippinois, «Une vie pour l’empathie: Edith Stein», Temporel (2012), e5, in http://temporel.fr/Une-vie-pour-l-empathie-Edith, [Accesso: 01.06.2021].

[5]    Cf. Ibid.

[6]    Cf. Ibid.

[7]    Cf. R. Ottone, La chiave del castello, 525-529 ; R. Korner, «L’Empatia nel senso di Edith Stein: un atto fondamentale della persona nel processo cristiano della fede» (1998), e7, in http://www.ocd.pcn.net/edsi_kor.htm, [Accesso: accesso: 01.06.2021].

[8]    Cf. C. Lippinois, «Une vie pour l’empathie», e4 ; R. Korner, «L’Empatia nel senso di Edith Stein», e6-7.

[9]    Cf. M.-M. Barrié, L’empathie à l’école du Christ, 138.

[10]  Cf. C. Lippinois, «Une vie pour l’empathie», e9.

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